giovedì 30 agosto 2012

Contro il pericolo di una sola lingua, e dunque di un solo pensiero


Parole che mi vengono in mente e che non so:

- strano: étrange, bizzare;

- moroso: fiancé;

- cestino: corbeille (s.f.).

Strano come nel centro di Lille non abbia ancora trovato un cestino. Non capisco se sia perché i francesi sono così tanto puliti (senza bidet!?) da non produrre rifiuti, o se invece perchè - come delle brave formichine operose - ognuno abbia nella sua borsa (sac) un piccolo deposito-rifiuti, ovviamente separato dal resto. Sarebbe piuttosto intelligente come cosa, ecologica anche. Ognuno si porta a casa la sua carta straccia, il suo pacchetto di sigarette vuoto, il suo fazzoletto sporco dimenticato nella tasca dei pantaloni prima di metterli in lavatrice (motivo per cui sto cercando un cestino, in effetti...).







Ieri sono stata al Palais des Beaux Arts a vedere Babel, un'esposizione temporanea  sul tema della torre di Babele (primo pensiero: ma i francesi ce l'hanno fissa con le torri, o sbaglio?).
Interessante vedere come diversi artisti contemporanei si siano confrontati con un mito che risale all'Antico Testamento: da Parigi a Honk Kong, dal Belgio all'America, ognuno degli autori ha saputo rinnovare (e ravvivare) ancora una volta l'antica favola dell'uomo punito da dio per il proprio sogno di potenza infinita. Un salto indietro nel tempo attraverso tecniche più che moderne (proiezioni video, fotomontaggi incredibili,...) che mi ha lasciata al tempo stesso stranita e coccolata, facendomi gustare tutta la bellezza nascosta nel riscoprire qualcosa di noto.


Jackob Gautel - La Tour 


Eric de Ville - La Tour de Brussels

Concludo con le parole di Roland Barthes: "Allora il vecchio mito biblico si trasforma, la confusione delle lingue non è più una punizione, il soggetto accede al godimento dovuto alla convivenza delle lingue che lavorano vicine: il testo del piacere, è Babele felice".




lunedì 27 agosto 2012

# 1

Lo sto facendo davvero?

- è il pensiero che da questa mattina sta riempiendo la mia giornata.
Mi sto davvero alzando alle sei e mezza? Sto veramente infilandomi tutti i maglioni che posso per svuotare la valigia di quei kili in più che Ryanair non accetta? Davvero l'aereo è partito, si è staccato da terra, sta lasciando l'Italia? E infine, sto davvero cominciando il blog che avevo in testa da mesi?

27 settembre 2012, Lille
Perché tutti i buoni diari, lettere, e ora pure blog che si rispettino, devono iniziare con una data e un luogo. Ed è qui che mi trovo, nel nord della Francia. Ed è questo il giorno giusto per cominciare qualcosa di nuovo, un viaggio, un'esperienza, che sia un Erasmus o cinque righe buttate giù di fila prima di andare a letto.

ore 7.10 - partenza da Pieve di Soligo.
ore 8.17 - all'imbarco: "mamma, ma la mia valigia dove l'hai lasciata?" "ah, ero così felice che me la sono dimenticata in macchina!vado a prenderla".
ore 8.30 - sono il fortunato centesimo passeggero che si becca il controllo campione e rimango in mutande in mezzo a quella trentina di sconosciuti che ti fanno sentire a tuo agio.
ore 9.25 - mi sono davvero seduta vicino al tipo più rompicoglioni di tutto l'aereo?
ore 10.38 - lampo di genio mi convince che magari è meglio non uscire alla ricerca di un bus senza aver recuperato il bagaglio imbarcato.
ore 13.31 - incrocio lo sguardo della mia probabile couch surfer mentre succhio le ultime gocce del mio succhino bio (la classica sinfonia del wwwwuuuuuuuusssshhh).
ore 13.32 - ma ho davvero speso 84€ per comprare quel cazzo di corso di francese "senza sforzo"?
ore 16.30 - entro per la prima volta in uno zoo (ufficialmente perché gli animali che ospita sono stati sequestrati alla dogana a trafficanti illegali, e quindi dovrebbero vivere meglio in gabbia che in pellicceria. Ma in effetti, mentre cammino, mi domando con che compagnia volasse il tipo che si è imbarcato due rinoceronti e sei zebre).
ore 18.32 - "martaaaa ti sto scrivendo un messaggio e contemporaneamente ti vedooooo" (madri ottuagenarie che imparano a usare Skype).
ore 20.05 - cerco di spiegare a Laurene che mi sento un po' come se fossi la sua cugina dal sudamerica che non ha mai conosciuto e che viene a trovarla all'età di vent'anni senza sapere niente né di lei né della città in cui vive. Mi guarda stranita, non capisco se è perché non abbia una cugina sudamericana o se è perché con il francese "senza sforzo" dobbiamo ancora affrontare sia condizionale che congiuntivo.
ore 22.20 - finisco di scrivere menate e me ne vado a nanna, il primo giorno è già durato abbastanza.

P.S.
Programmi per domani. Capire come si fa l'accento circonflesso con la tastiera del pc. Cercare sul vocabolario come si dice "quindi" e smetterla di fare la tamarra infilando dei continui "so" in tutti i discorsi.