martedì 23 ottobre 2012

L'amore ai tempi dell'Erasmus

A lezione Giulia, amica di Arezzo, mi parla di The Pills, serie creata apposta per youtube. In particolare mi dice, questo te lo devi troppo vedere! Fatevi due risate: http://www.youtube.com/watch?v=BoZ62m4En-s

domenica 21 ottobre 2012

Voyager #1

Dato che non riesco a caricare le bellissime foto fatte ieri a Bruges... niente, ve ne parlerò soltanto:) Aspettando il momento in cui il mio pc sarà più collaborativo (o io meno impedita).
Il mio shabbat personale, questa settimana, si è spostato dalla domenica al sabato. Ieri (ormai l'altro ieri, dato che è mezzanotte) l'Ulysse, associazione interamente dedicata agli studenti Erasmus all'interno dell'università di Lille 3, proponeva una gita a Bruges (in fiammingo Brugge), nel nord del Belgio. A un'ora da Lille, è una città piccola ma spettacolare, soprannominata"la Venezia del Nord", nonché eletta dall'UNESCO patrimonio dell'Umanità.
Ovviamente io sono stata indecisa fino all'ultimo se andare o no (le classiche questioni del vadononvadovadononvadovadononvadovado..vado?) e alla fine, quando mi sono decisa, i posti in corriera erano già tutti presi. Potevo rinunciare a una cosa che avevo deciso (deciso!) di fare? Mais bien sûr que non, e così sabato mattina mi sono presentata lo stesso, alle 7 e mezza, dopo aver dormito circa 3 ore, al punto di ritrovo stabilito, augurandomi che qualcuno si fosse preso addormentato o chissà cosa. Il destino, per una volta, è stato favorevole, e io mi sono goduta una giornata intera di passeggiate tra vicoli antichi, giri in battello tra i canali, birre belghe sensazionali, cioccolato, e le immancabili figure di merda.

Oggi, en revanche, ho studiato tutto il giorno - salvo la pausa crêp e quella skype, perché domani ho la  prima verifica (chiamarlo esame mi sembra umiliante, dal momento che abbiamo fatto una cosa come 7ore e mezza di lezione). Sconfiggerò come al solito l'ansia da prestazione con mutande abbinate e Beethoven.


Uhhhh ecco! Ce l'ho fatta!! Eccomi con Mariana (portoghese), Marcela, Aline e Giovanna (brasiliane), affacciate sul canale che circonda il centro storico di Bruge. ^_^

domenica 14 ottobre 2012

Wind in my hair, I feel part of everywhere

Non ti voglio vincitrice, ma solo felice - dice il saggio (mia madre).

Il problema è il contenuto, mica la forma. L'obiettivo è vincere, da sempre. Ma se manca la competizione? E' come cercare una strada nuova mentre si cammina in cerchio, in un circuito chiuso, percorso e ripercorso mille volte.

Ok, vado a letto e non spippo nessuno per sta sera. Oggi è stata una giornata rilassante, mi sono imposta di non fare nulla: la domenica è diventata il mio Shabbat (o aspira a diventarlo). Gita al lago di Villeneuve d'Ascq, profumo di terra e dialoghi con le anatre del luogo. Anima campagnola che rispunta al contatto col pelo arruffato.

Lettura serale: Sàndor Màrai - Le braci, il libro che mi ha regalato la Spanzi a Florence. Anche se dopo Tomasi Lapedusa e Benni nessun altro libro mi sembrerebbe più degno di essere chiamato tale. 

venerdì 12 ottobre 2012

Panic @ Lille

Adoro svegliarmi la mattina. Se non fosse una cosa che già faccio tutti i giorni, desidererei quasi farlo più spesso. Dico sul serio, questa volta l'ironia non c'entra. Quant'è bella la sensazione di torbida incoscienza che dona una notte di sonno? Cercare di riprendere consapevolezza di sé e del mondo esterno, mentre allungo meccanicamente la mano per spegnere la sveglia. Chi sono? Dove sono? Che diavolo ci faccio qui? Solo in questi brevi istanti di risveglio tutte le domande esistenziali a cui posso pensare troveranno (quasi) sicuramente una risposta. Certe mattine il super-io mi toglie tutto il gusto di questa lenta ricerca d'identità, strillandomi nelle orecchie cosadevifareoggi. Più spesso, i ricordi vengono alla mente poco a poco, ed è una rinascita continua (con Elthon John che fischietta "is the circle of life" in sottofondo). L'unica guida affidabile che trovo per ridiventare un'altra volta ancora Marta, è immergermi nel fiume delle abitudini mattutine, doccia caffé giornale online. 
Duro risveglio sta mattina, quando la testa mi ha ricordato, chissà perché, una frase sentita qualche giorno fa, al bar della facoltà: "sono finiti i fondi Erasmus". Mi agito, cancello anche l'ultima nebbia di sommeil appiccicata addosso, e mi fiondo sul sito di Repubblica. Putaine, c'est vrai. Decido che è ancora troppo presto per preoccuparsi, quasi quasi torno a letto. Ma l'idea che il vecchio Erasmo venga a tirarmi per i piedi, offeso della poca considerazione che gli concedo, non mi lascia fare quei tre passi che mancano, dalla scrivania al giaciglio, che sembra ancora caldo. Rilassati Ery (in confidenza noi ragazzi internazionali lo chiamiamo così), è troppo presto per arrabbiarsi
Ma dalla finestra entra già la luce del freddo sole del nord, non ho scampo. Effettivamente pare sia vero, lo dice pure Le Figaro: mancano circa 4 miliardi di euro, all'Unione Europea, per effettuare il rimborso agli Stati membri per i programmi di ricerca e innovazione, e per l'Erasmus.
Era una borsa misera quella che l'UE concedeva ai suoi studenti, circa 200 euro al mese: sicuramente non sufficienti per vivere, ma se pensate che ogni anno partono con questo progetto di scambio circa 200 mila studenti, la spesa di mamma Europa assume effettivamente un valore imponente. Nonostante l'UE stia rassicurando gli studenti che hanno già iniziato un programma di scambio, non credo che tagliare i fondi alla cultura sia la strategia che ci salverà dalla crisi economica: sia in generale, sia in riferimento a questa speciale forma di intercultura, che tra i giovani è uno dei primi contatti reali con la realtà comunitaria.
Tanto più che lo stesso sito della Commissione Europea per l'Educazione e la Formazione sostiene che: "numerosi studi indicano che un periodo trascorso all'estero arricchisce la vita degli studenti,  non solo sul piano accademico e professionale, ma anche a livello dell'apprendimento delle lingue, dell'acquisizione di competenze interculturali, dell'autonomizzazione e della conoscenza di sé. L'esperienza degli studenti permette loro di comprendere meglio cosa significhi essere un cittadino europeo. In più, numerosi datori di lavoro danno molta importanza a questi soggiorni all'estero, e ciò aumenta le prospettive di occupazione degli studenti."
Donc, on verra.

giovedì 4 ottobre 2012

Pizzaspaghettiemandolino

La vita o si vive o si scrive.

Stop. Senza aggiungere altro.
Ecco cosa avevo pensato di scrivere sul mio prossimo blog. Questo e non altro, solo questa frase che mi riempiva la testa.

E' solo che poi dico una cosa e ne penso altre 20 e quindi non riesco mai a concludere un discorso che ho iniziato. Per esempio adesso penso a quando questa frase me l'ha detta qualcuno, a Bologna, cercando di fare il figo e di spacciarla per sua. E io volevo dirgli, frena, non sei mica l'unico qui a fare Lettere. ma ogni tanto è così, glie lo devi ricordare a questa gente che vola alto. Per gli Erasmus è un po' più difficile fare i palloni gonfiati: non ti puoi ancorare all'immagine preconfezionata che sei solito vendere di te, bisogna riallestire tutta la vetrina in un'altra lingua. Parlo degli Erasmus linguisticamente menomati come me, quelli che conoscono 15 parole di francese e che, solo con quelle, cercano di intavolare ragionamenti sensati. Oggettivamente, notavo l'altro giorno con Gaia, la mia coinquilina che studia a Bologna e che conosce la metà dei miei amici di Bologna ma che io ho incontrato solo qui, nel gelido Nord Europa, dicevo, che con Gaia si notava che il problema vero è che parlando in un'altra lingua sei obbligato a dire qualcosa. Sembra stupida come cosa, e forse lo è, ed è probabile che sia ancora un po' sbronza da ieri dato che vi sto dicendo queste cazzate, ma quante volte capita di fare discorsi sul niente? Non dico solo sul tempo (meteo), ma in assoluto, quando parli per ore e la conclusione è "ma cosa vuoi, è così, non ci si può fare niente". Ecco, quelli sono i discorsi in cui non dite niente. Quando pensi in un'altra lingua invece ti devi sempre porre un obiettivo: dove voglio arrivare? Cosa voglio dire? E - la mia preferita, quando vedi la faccia esterrefatta del tipo davanti a te - che cazzo sto dicendo?!?
Il più delle volte (ai menomati linguistici di cui sopra) capita di pensare: boh. Ma capita a tutti in realtà, solo che noi (io e la mia lunga lista di adepti) abbiamo il coraggio intellettuale di dircelo. E di non dire nient'altro, per giunta. Agli altri, intendo.

Pensieri migliori partoriti o ascoltati questa settimana (scolastica):
- "l'univers est en expansion, la phrase aussi!"
- "nous avons l'habitude de croire que nous nous souvenons des faits importants, non de futilités"
- "Les hommes ne naissent pas, se fabriquent" (Erasme) -> "non si nasce mica imparati!"